il Piccolo, 13 settembre 2012


Apre “Filosofiagrado” un anti-festival contro i media tiranni

Domani, alle 14.30, al Velarium di Grado, incontro con Rovatti (Per una critica del populismo filosofico) e, alle 17, al Giardino del Municipio, con Greblo (La filosofia di Beppe Grillo). Alle 17, al Museo del mare, seminario con Simone Regazzoni e, alle 18, al Giardino del Municipio, con Tiziano Possamai. Alle 18.45, al Museo del mare, tavola rotonda su facebook e società dei media coordinata da Giovanni Scibilia e, alle 21, al cinema Cristallo, “Sguardi di donna”, laboratorio di filosofia e cinema di Anna Calligaris e Romana Turina. Sabato, alle 14.30, Simone Lenzi, voce e autore dei Virginiana Miller, presenta il suo libro “La generazione” sul tema della fecondazione assistita, da cui Paolo Virzì ha tratto il film “Tutti i santi giorni”, in uscita nelle sale l’11 ottobre. Sempre sabato, alle 11, la lezione di Alessandro Dal Lago, quindi Giovanni Matteucci (Moda ed esteticità diffusa), Silvia Ronchey, Andrea Pinotti, Simone Regazzoni, Antonio Palmisano. Domenica, alle 10, seminario con Pier Angelo Di Vittorio e, alle 11.30, lezione di Carlo Sini.

Nel secolo in cui sembra che non si possa fare a meno dei mezzi di comunicazione di massa, la filosofia contemporanea riflette sulla crisi del nostro pensiero causata dagli effetti dei media sulla vita quotidiana. La prima edizione di Filosofiagrado – che prenderà il via domani, dalle 14.30 al Velarium, con una lezione di Pier Aldo Rovatti, cui seguirà Edoardo Greblo su “La filosofia di Beppe Grillo” e si svolgerà fino a domenica con un ricco programma di incontri e lezioni – si chiede se la filosofia possa ancora essere un antidoto, se per sopravvivere debba farsi “pop” o se sia arrivata al tramonto.

«Il medium – diceva Pasolini quarant’anni fa – non può che mercificarci e alienarci». Pare che lo scrittore abbia visto giusto. L’evento gradese vuole appunto essere un anti-festival schierato contro il populismo odierno. Si presenta come «un invito – sostiene Raoul Kirchmayr, ideatore della rassegna – a riconoscere i luoghi comuni che ci impediscono di ragionare per conto nostro». Le trasformazioni della vita moderna hanno travolto l’uomo e la sua coscienza. I valori attraverso cui si dava significato alla vita stessa, sembra non possano più emergere. La televisione ha invaso le nostre case rivolgendosi a un pubblico che è sempre più spettatore passivo. Altro sintomo del nostro tempo, è lo svuotamento del termine filosofia. Termine coniato da quel Pitagora il cui teorema abbiamo studiato in geometria. Filosofia era amore per la conoscenza e per la ricerca. Oggi la parola ha perso la sua valenza e va bene per tutto e nulla, diventando «un prodotto dell’odierno populismo che – continua Kirchmayr – svuota di significato le parole sganciandole dall’esperienza concreta».

Il contesto attuale è dominato da una significante che da anni sentiamo ripetere ogni giorno. Crisi. Al motto di “stato di crisi”, siamo diventati vittime della cultura televisiva e per mezzo di questa confezioniamo aspettative presenti e future, facendo nostri i prodotti che ci insegnano a desiderare. Ogni parola che usciva dai tubi catodici prima e che esce dai plasma e dai cristalli liquidi oggi, sembra cadere dall’alto e viene presa per vera. Per assioma. Paradossalmente, in un periodo di svilimento degli studi umanistici, i festival dedicati alla filosofia stanno avendo un successo, perché «la decadenza della nostra cultura spinge a cercare delle risposte nella tradizione filosofica, ma – aggiunge Kirchmayr – lo fa in modi più dipendenti da una mercificazione del sapere e i suoi rapidi tempi, che da un percorso di ricerca e indagine».

Capita così che si possa commettere l’errore di pensare che la filosofia diventi un succedaneo della psicologia e della psicanalisi, ma «andare a un festival è come fare dieci minuti di corsa ogni sei mesi, va bene al massimo per la coscienza, ma non è un allenamento e – prosegue – in questo senso, la filosofia è tutt’altro che un surrogato per i saperi cosiddetti “psi”. Chi intende praticare questo tipo di filosofia, è come se si arruolasse nei marines del pensiero. Ci vuole un bel coraggio». Avendo la filosofia bisogno di allenamento assiduo e fatica, sembra essere sempre meno adatta al nostro tempo che corre. Una vita di corsa in cui è diventato difficile leggere l’articolo di un quotidiano. Se il titolo non cattura, in pochi proseguono e di questi pochi, la maggior parte si ferma prima della metà. Accontentandosi dell’approssimazione.

“Filosofiagrado” ha perciò deciso di mettersi in gioco. È palese che non si possa andare totalmente contro i gusti di un pubblico che è cambiato e continua a cambiare. Anche se il desiderio di filosofia sembra si sia diffuso, Filosofiagrado vuole distinguersi dall’appiattimento del gusto. «Se al festival di Modena il piatto forte pare essere Fabio Volo – conclude Kirchmayr – a Grado, Pier Aldo Rovatti sarà un ricco antipasto, Silvia Ronchey un primo di classe, Alessandro Del Lago un secondo di carattere e Carlo Sini un copioso dessert».

Igor Buric